La Val Zebrù è una delle valli più selvagge del gruppo Ortles-Cevedale. Lunga oltre 12 chilometri, è attraversata dal torrente Zebrù e si sviluppa in direzione nord-est tra boschi, pascoli e versanti rocciosi. La valle è interamente compresa nel Parco Nazionale dello Stelvio e rappresenta un ecosistema ben conservato, ricco di biodiversità.
Flora e fauna
Specie alpine in un habitat protetto
La valle ospita numerose specie animali tipiche dell’ambiente alpino. È possibile avvistare cervi, stambecchi, camosci, marmotte, volpi, scoiattoli e, con un po’ di fortuna, anche l’ermellino, riconoscibile per il suo manto che cambia colore tra estate e inverno. Nei cieli, il gipeto – rapace reintrodotto sulle Alpi – nidifica ogni anno in Val Zebrù.
La vegetazione varia in base alla quota e all’esposizione: si incontrano lariceti, rododendri, genziane, stelle alpine e altre specie adattate all’alta montagna. La valle è anche un’area di studio per la botanica alpina grazie alla presenza di specie rare.
Aspetti geologici e storici
Tracce di attività passate nel cuore della montagna
Dal punto di vista geologico, la Val Zebrù è costituita da rocce metamorfiche risalenti all’orogenesi alpina. La morfologia della valle riflette l’azione combinata di ghiacciai, frane e modellamento fluviale.
Nel XIX e XX secolo, alcune aree della valle sono state interessate da attività minerarie, in particolare per l’estrazione di ferro e manganese. Resti di strutture e mulattiere testimoniano ancora oggi questo periodo. Durante la Prima Guerra Mondiale, la valle si trovava in una zona strategica di confine tra Italia e Impero austro-ungarico, attraversata da militari, guide alpine e portator
